intervista a Raffaele Olivieri

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

Il gusto per la leggerezza, l’essenzialità e l’ironia.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Quando ho aiutato un amico a sistemare i suoi aforismi asciugandone la prima stesura. In quei momenti ho capito che l’aforisma è un lampo che irrompe nel buio della notte e illumina lo spazio per un istante, dando la possibilità a ognuno di gettare un proprio sguardo alle cose, mentre il silenzio della città ci dà l’illusione che possa esistere ancora un tempo per pensare.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Oscar Wilde, Platone, Seneca, Baudelaire, Lao-Tze.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Non saprei.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Allo stesso motivo per cui è calato l’interesse per il racconto. Alla necessità commerciale di assecondare la domanda di narrativa del lettore medio.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

L’inserimento nei diari scolastici, nei social network.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Il vero aforisma contiene in sé lo spirito della riflessione, della verità sapienziale, del paradosso. E’ una sintesi azzardata, una scorretta generalizzazione che apparentemente sembra somministrarci una verità assoluta ma in realtà sa benissimo che il mondo è troppo complesso per essere ingabbiato in un’unica frase.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Certamente. La degenerazione in forme superficiali e scorrette dipende sempre dal cattivo uso di cattivi utenti che lanciano cattive mode.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Ritengo che l’esperienza personale sia fonte imprescindibile di maturazione letteraria e umana per qualsiasi scrittore.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Competenza poetica e musicale, fiuto psicologico e inclinazione filosofica.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

L’aforisma è come la canzone: dopo un po’ diventa proprietà di tutti.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Si intitola “Allegro ma non troppo” ed è stata recentemente pubblicata nell’antologia “Geografie minime” edita da Joker.

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Bibliografia

Raffaele Olivieri è nato a Cuneo nel 1955. Vive in Franciacorta e lavora a Brescia. Ha esordito nel 1983 con la pubblicazione del libro di versi “Il segno d’acqua”. Nel 2003 ha pubblicato il mistery per bambini “Lorenzo e i fantasmi azzurri” presso la Compagnia della Stampa. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo “Ombre a Venezia” presso le Edizioni Della Vigna. Nel 2010 ha pubblicato il giallo “Delitto con dipinto” presso Duende (Galaad edizioni).

Nel 2011 ha pubblicato presso la Nuova Editrice Magenta il romanzo “Una strana indifferenza”, vincitore del Premio Morselli 2010. Nel 2012 ha pubblicato per le Edizioni Della Vigna il romanzo “Nobilissima visione”.

Suoi scritti sono presenti in varie antologie, fra cui “Geografie minime”, Edizioni Joker 2015. Come compositore e pianista di jazz ha collaborato con la RAI dal 2002 al 2006 e ha inciso gli album “Improvvisamente la luna”, TRJ Records 2008, Passi leggeri”, TRJ
2009, “Solitaire” (per piano solo), TRJ 2012.

Intervista a Giancarmine Fiume

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La sua capacità di sintesi, veicolo di comunicazione istantanea, facile da apprendere.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

I primi aforismi ad avermi letteralmente colpito li ho scoperti nei romanzi di Victor Hugo. Io sono un poeta e per me l’aforisma è la forma basilare dell’arte, come la cellula lo è per gli esseri viventi.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

Devo ammettere, mio malgrado che non ho una vastissima conoscenza del settore, ad ogni modo amo gli aforismi di Victor Hugo, Alda Merini, Stendhal, Balzac.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Ritengo che l’arte in generale, in Italia, abbia degli ottimi rappresentanti, degni eredi dei grandi maestri del passato. Occorrerebbe più coraggio da parte dei canali ufficiali ed istituzionali come avviene ad esempio nei paesi anglosassoni e del nord Europa.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Forse proprio al suo carattere sintetico che tende a confonderlo con lo spot pubblicitario relegando l’aforisma al mondo dei biglietti dei cioccolatini.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Io credo, più in generale, che l’unica strada possibile per la sopravvivenza culturale sia quella della comunicazione tra le varie forme d’arte, solo così si riuscirebbe a coinvolgere i molteplici strati dei fruitori d’arte. Del resto l’arte è un modo di essere, una disposizione dell’anima.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…?

L’aforisma deve distinguersi dalle suddette modalità d’espressione, innanzitutto per il contenuto poetico letterario e per il fine ultimo che consiste nel portare il lettore a porsi ulteriori domande.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

Rispondo con un mio aforisma: “Internet ha emancipato l’ignoranza”. La rete ha delle potenzialità mai viste prima; occorre prestare molta attenzione però resto fiducioso.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Ognuno contribuisce al progresso morale e culturale dell’uomo.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Non cadere nello scontato e soprattutto spingere il lettore a riflettere. Il tutto condito da una buona modalità d’espressione.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

L’arte trascende il suo autore e l’opera di grande forza è quella che vive indipendentemente da chi ne ha dato vita. Tuttavia, in un’epoca dove il lavoro intellettuale resta pur sempre poco riconosciuto e tutelato sarebbe estremamente atroce ignorare la paternità di un aforisma anche perché, molto spesso è nel vissuto individuale di un autore che si può cogliere l’essenza di ciò che ha portato alla nascita di un’opera universale.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

“Riflessi di fiume”. La mia prima raccolta di aforismi.

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Bibliografia

Nato a Cantù (Co) l’11/06/1979, dopo il diploma di maturità scientifica intraprende il corso di laurea in Filosofia presso l’Università degli studi di Milano. Fin dall’età di sedici anni manifesta una sensibilità artistica che lo porta a prediligere la forma poesia come modalità di espressione. Parallelamente intraprende l’attività musicale sviluppando competenze tecniche per il proprio strumento, basso elettrico, e soprattutto per la scrittura di testi di canzoni. Questa strada lo porta a Febbraio 2012 a conseguire l’attestato di qualifica del corso di perfezionamento per autori di testi, presso il Centro Europeo di Toscolano del maestro Mogol. A Maggio 2012 è finalista del Premio De’Palchi – Raiziss in Verona con la lirica “Prima che canti il gallo”.
A Giugno 2014 pubblica la sua prima raccolta di aforismi, intitolata “Riflessi di fiume”.