1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?
Il mio interesse di uomo di scienza mi spinge a indagare la realtà oltre la mia attività di ricerca scientifica. Indago la verità da un punto di vista analitico (aforismi) e sintetico (la costruzione di un sistema di pensiero in cui sono inquadrate le verità degli aforismi, raccolte in ordine sparso; vedi “Sintesi, una visione d’insieme della realtà umana”).
2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?
Tanti anni fa (più di venticinque), avevo accompagnato uno dei miei figli al collegio e, mentre ritornavo a casa in autobus, pensavo e riflettevo sull’essenza di quello che avevo osservato nel tempo. Cominciai a scrivere i miei pensieri su fogli di carta e quanto ritornai a New York avevo scritto per lo meno 50 aforismi e riflessioni. Mi accorsi allora che provavo piacere nel cercare risposte alle mie domande: il piacere di comprendere quello che mi interessava. Da piacere, il cercar di capire il significato di quello a cui ero esposto è poi divenuta una passione.
3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?
La Rochefoucauld ha una grande finezza psicologica, venata dallo scetticismo della sua casta. Quello che mi ha ispirato e mi ispira il desiderio di comprendere meglio le caratteristiche della realtà umana. Io sono uno scienziato, non un letterato, e pertanto il libro che leggo è quello della Natura da cui sono affascinato. Quanto agli aforismi ce ne sono di vari tipi, da quelli che rivelano profondi pensieri ai giochi di parole, dai paradossi spiritosi a fallimenti dell’umorismo. Ma il genere è definito dall’espressione di verità concise e penetranti, quelle che sorprendono per la novità della loro verità. Pertanto, intrattengono insegnando.
4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?
Non è un giudizio facile a causa della insopprimibile influenza delle mode. Ma certo si leggono degli aforismi la cui vitalità ne assicura la sopravvivenza.
5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?
Il mondo editoriale è mosso dall’utile: se un editore non lo è, fallisce. Perciò, il calo di interesse degli editori riflette il calo di interesse dei lettori (gli acquirenti). In parte questo può dipendere dalle mode, in parte dalla qualità dei prodotti offerti, per quanto di lettori ce ne sono di tutte le specie (e pertanto con preferenze diverse).
6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?
In tutte le attività, il prestigio è aumentato dal riconoscere il merito. Questo richiederebbe si essere più amici dei buoni aforismi che di chi li scrive. Solo la qualità si impone all’attenzione del lettore, ma forse solo al lettore di qualità.
7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?
Non si diventa migliori seguendo le tendenze del momento, ma determinandole con qualcosa di meglio.
8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?
La Grande Rete diffonde quello che riceve. È uno strumento che fa conoscere gli aforismi (e questo è un aspetto positivo) ma non li fa diventare migliori. E non seleziona i migliori dai peggiori. Sono i peggiori che contribuiscono alle forme superficiali e scorrette. Dalla parte, non ci può essere selezione se non offrendo a tutti la possibilità di presentare i loro scritti.
9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche
modo?
Quello che si crea contribuisce certamente alla maturazione letteraria, intellettuale e umana. Ma è anche vero che la maturazione intellettuale, letteraria e umana contribuisce a quello che si crea. L’esperienza, l’osservazione, la riflessione, le emozioni, ecc. portano allo sviluppo della
propria creatività. Per quanto riguarda il lettore, certamente gli aforismi possono essere fonte di maturazione se sono all’altezza del loro compito e cioè istruire la mente di chi legge con verità che ignorava.
10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?
Un aforisma non può essere migliore di chi lo scrive. Per cui, le doti dell’aforista sono essenziali. Siccome un aforisma deve essere vero (altrimenti è uno sbaglio) e deve essere una verità che il lettore ignorava, si richiede all’aforista la capacità di osservare, riflettere, capire ed esprimere le sue verità in maniera succinta e tale da suscitare interesse. Forse il maggior merito è far pensare chi legge: si intrattiene istruendo.
11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?
Certamente, più che contrariato: non ci si adorna dei fiori rubati a un altro. Non citando l’autore, si implica che gli aforismi siano di chi li cita.
12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?
Ho pubblicato 9 libri per un totale di 9000 aforismi e riflessioni e non è così facile scegliere una silloge che mi rappresenti: in maniera differente, mi rappresentano tutte. Ma per quanto le caratteristiche individuali non cambino, pure c’è una lenta evoluzione nella maniera di pensare che risulta da vari fattori come l’esperienza, la conoscenza, la maturazione o il ragionare sui pensieri già formulati. In questo senso, l’ultimo dei miei libri (Polvere di Stelle/Stardust, 2015) meglio rappresenta quello che sono ora. Concluderò dicendo che “Siamo i personaggi di una dramma il cui copione che non abbiamo né scritto né letto”.
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Bibliografia
Mario Vassalle è nato a Viareggio nel 1928 ed è medico cardiologo. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1958, fin dal 1959 si è dedicato allo studio sperimentale della elettrofisiologia cardiaca presso la State University of New York dove è ora Professor Emeritus. I suoi interessi si estendono anche al campo letterario dove ha pubblicato (in versione bilingue italiano-inglese) libri di poesie, aforismi e saggi tra cui:
– Diario di un fisiologo del cuore – Diary of a Physiologist of the Heart (Private edition distributed by Amazon, New York, 1992)
– L’enigma della mente: aforismi – The Riddle of the Mind: Aphorisms (Private edition distributed by Amazon, New York, 1996)
– La realtà dell’Io: aforismi – The Reality of the Self: Aphorisms (Private edition distributed by Amazon, New York, 2000)
– Foglie d’autunno (L’Autore Libri, Firenze, 2006)
– Conchiglie – Sea Shells (Gruppo Albatros – Il Filo, Viterbo, 2009)
– Aghi di pino – Pine Needles (Joker, Novi Ligure, 2009)
– Petali – Petals, (L’Autore Libri, Firenze, 2011)
– Passi Felpati – Hushed Steps (L’Autore Libri, Firenze, 2013)