1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?
La mia preferenza per l’aforisma risale alla prima giovinezza. Mi colpiva il modo deciso di esprimersi.
2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?
Il mio primo incontro con l’aforisma è stato con LaRochefoucauld, ma solo molto più tardi ho dedicato parte del mio tempo a scriverne. Non saprei precisare esattamente quando.
3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?
Oltre a La Rochefoucauld, ho letto gli aforismi di G. C. Lichtenberg. Altri maestri sono stati Cioran e Paul Valéry. Non ho presente sul momento un aforisma particolare che definisce l’aforisma.
4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?
Non saprei pronunciarmi su questo punto specifico.
5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?
L’aforisma è un genere letterario-filosofico che attrae studiosi più che lettori di narrativa. L’insegnamento scolastico e universitario considera gli aforismi un genere minore, poco adatto alla formazione di uno studioso.
6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?
Forse per destare un interesse maggiore per gli aforismi si dovrebbe insistere sul loro significato non solo letterario ma anche filosofico, per esempio mettendo in risalto il ruolo che ha svolto Nietzsche su questo punto.
7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?
Spero di sì, io insisterei sul valore conoscitivo dell’aforisma, non vorrei che li si confondesse con i vari tweet.
8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?
La grande rete può, penso, essere d’aiuto a diffondere l’aforisma, non vedo particolari ostacoli su questo punto.
9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?
L’aforisma ha accompagnato il mio processo di maturazione, col tempo e l’esperienza i contenuti del pensiero sono cambiati. Le due cose non si possono scindere. La mia formazione di studiosa si è accompagnata a una tematica filosofica.
10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?
Un aforista deve cogliere l’essenziale dei fatti e degli eventi che segnano la sua vita personale attraversando così il periodo storico in cui vive.
11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?
Non credo che l’aforisma abbia una dimensione solamente spontanea, e non sarei contenta se un mio aforisma venisse copiato o inserito in un contesto che non cita la fonte da cui proviene.
12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?
Dei miei scritti preferisco la prima raccolta “Il silenzio e la parola” e “D’un tratto” che ha vinto il primo premio a Torino in Sintesi. Penso che mi rappresentino nel miglior modo possibile.
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Marcella Tarozzi Goldsmith
Marcella Tarozzi, nata in Emilia, ha effettuato i suoi studi in filosofia prima all’Università di Bologna dove ha conseguito la laurea, poi alla Georgetown University di Washington dove ha ottenuto il Dottorato di Ricerca (PhD) sempre in filosofia. Abita e lavora a New York da diversi anni. Nel 1991 ha pubblicato Non Representational Forms of the Comic presso l’editore Peter Lang (New York, Berna, 1991). Ha sviluppato poi i suoi interessi in campo estetico scrivendo diversi articoli e pubblicando un altro libro: The Future of Art—An Aesthetics of the New and the Sublime (Albany: SUNY Press, 1999).
Come aforista ha pubblicato cinque sillogi in lingua italiana: Aforismi (Società editrice Andromeda, Bologna, 1989), Da un altrove – Aforismi (Società Editrice Andromeda, Bologna, 1998), Il silenzio e la parola – Aforismi (Pendragon, Bologna, 2001), D’un tratto (Joker, Novi Ligure, 2006) e Invece di un trattato (Genesi, Torino, 2011).
Ha scritto anche brevi racconti di carattere filosofico e tiene un diario in italiano da diversi anni.