Intervista a Silvana Baroni

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

La capacità sintetica credo sia una attitudine innata. Chi ne è dotato può essere invogliato a utilizzarla e arricchirla attraverso un’appropriata ricerca sociologica, psicologica e linguistica così da farne una propria cifra stilistica.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Da ragazzina, assistendo all’Amleto, trovai alcune frasi di Shakespeare fulminanti, affascinanti se pur drammatiche; mi costrinsero a ripensarle.

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato? Ci sono uno o più aforismi sull’aforisma che secondo te definiscono al meglio questo genere?

L’incontro fatale è stato con Oscar Wilde. Ho subito amato il suo indomabile sarcasmo, il virtuosismo attraverso il quale indorava la pillola nel mentre staffilava a morte ogni comportamento ipocrita. Seguì il mio rispetto per la saggezza di La Rochefoucauld, contemporaneamente ad una vera passione per le soluzioni acrobatiche che Woody Allen inseriva nelle sue battute. Ritengo che ogni aforista che si rispetti prima o poi scrive la definizione di aforisma che più lo rappresenta.

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Certamente. Abbiamo ottimi aforisti contemporanei. Ovviamente si esprimono in un linguaggio contemporaneo, ampiamente rinnovato.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Il mondo editoriale di oggi ha intendimenti esclusivamente economici. In Italia c’è l’uso e l’abuso del poetare che rimpingua bene le loro casse; perché mai dovrebbero avventurarsi verso lidi sconosciuti?. E poi c’è la responsabilità della scuola appiattita sui soliti autori. Personalmente conosco molti giovani interessati all’aforisma, ma che ancora non si cimentano: si sentono insicuri, non seguiti, non instradati.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Penso che l’aforisma debba essere valorizzato dalla scuola. Si deve spiegare ai ragazzi quanto lavoro, quanta esperienza ci sia dietro un genere così apparentemente estroso.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

L’aforisma deve essere soprattutto distinto da tutto ciò che non lo è. Questo deve essere soprattutto il compito dei critici letterari.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

La grande rete può essere senz’altro rischiosa perché confonde il veloce col breve. I buoni aforismi sono di poche parole ma di lunghe pensate.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Se continuo a scrivere aforismi è perché il mondo continua a cambiare, ed io con lui.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Non deve dire banalità in modo banale, non deve dire grandi verità in modo spocchioso.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Sono in perfetto accordo con la grande Spaziani. Una sola volta mi è capitato di sentire un mio aforisma sulla bocca di una estranea. È stato un colpo al cuore. Ma per nessuna ragione al mondo le avrei detto ch’era mio.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Spero che mi rappresentino tutti quelli che ho scritto, insomma nel bene e nel male siano espressione della mia autenticità.

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Bibliografia

Nasce a Napoli da una famiglia veneta. Si laurea all’Università La Sapienza di Roma in Medicina e Chirurgia e si specializza in Psichiatria e Neurologia. Figlia d’arte, si cimenta con il disegno e la pittura già dall’infanzia. Si è inoltre dedicata allo humour graphic illustrando libri e riviste, disegnando strisce e vignette per noti settimanali. Dagli anni Novanta si dedica ad illustrare pittoricamente e graficamente i propri aforismi visivi pubblicandoli in libri e blog. Ha scritto testi numerosi teatrali; ha pubblicato racconti e poesie su varie riviste letterarie. Ha curato la traduzione degli aforismi di Efim Tarlapan “Sorrisi da esportare” 2012, e pubblicato varie raccolte di poesia: nel ’94 “Stagioni” prefato da Simona Argentieri e Carlo Villa, nel ‘ 98 “Nodi di rete” prefato da Mario Lunetta, nel ’01 “Ultimamente” prefato da Plinio Perilli, nel ’02 “Il tallone d’Achille di una donna” prefato da Vito Riviello, tutti per Fermenti ed., per la collana Controsensi di Fermenti “Nel circo delle stanze” prefato da Donato di Stasi 2006, nel 2012 “Perdersi per mano” ed.Tracce con postfazione di Ubaldo Giacomucci e nel 2013 “Criptomagrittazioni” ed.Onyx. Nel ’97 una raccolta di grafiche e haiku ”Acquerugiola-acquatinta” prefata da Rosalma Salina Borello e Rino Cerminara per l’ed. Dell’oleandro; nel 2005 “Alambicchi” (14 racconti), Piero Manni Editore. Dal ’92 pubblica testi di aforismi e grafica: per le ed. Il Ventaglio “Tra l’Io e il Sé c’è di mezzo il me”; prefato da Vincenzo Mollica nel 2006, per le ed. Quasar “Neppure i fossili”; nel 2011 “Il bianco, il nero, il grigio” ed. Joker prefato da Gino Ruozzi; nel 2013 “ParalleleBipedi” prefato da Fabrizio Caramagna ed. Città del sole. Pubblica un trittico di humour graphic: La maglifica 2003, L’amore è come una scatola di biscotti 2003, The Best 2006. Finalista al Premio Rhegium Julii 1999 – sez. Racconti inediti; seconda classificata al Premio Intern. di Poesia Val di Magra XVI ediz.; seconda classificata al Premio Intern. di Poesia Renato Giorgi 2000; prima classificata al concorso di poesia 2001 Sindacato Nazionale Scrittori; seconda classifica al premio inter. di poesia per l’edito Buiese 2001; seconda classificata al premio di narrativa Laurentum 2001; finalista al premio A.Rosselli 2006 indetto dal Comune di Roma; vincitrice del 1° premio di poesia Omaggio a Baudelaire 2008; medaglia d’oro al “Foyer des artistes” Università La Sapienza di Roma 2010; vincitrice del Premio Internazionale Torino in sintesi 2010 per l’edito di aforismi “Neppure i fossili”; premio speciale della giuria Histonium 2012; vincitrice al concorso “Tre gocce d’inchiostro” indetto dall’Associazione italiana per l’aforisma- 2013; presente nell’antologia “New Italian aphorists” cratespace ed. 2013.

Intervista a Lidia Sella

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1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?

Quando leggo, e quando scrivo, amo la sintesi, l’ironia, l’incisività del messaggio. L’aforisma è un diamante che si trova in diverse miniere. Affiora non solo in poesia e nel teatro, ma anche nella narrativa, e persino nella saggistica. Oltre che, naturalmente, in filosofia.

2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?

Già da adolescente, ero un lettore onnivoro ed esigente. Ma troppo tempo è passato da allora, ahimè, perché possa ricordarmi del mio primo incontro “fatale” con l’aforisma. Mi considero un aforista involontario. Assecondo il mio istinto di condensare emozioni e ragionamento. Talvolta i miei aforismi spuntano in modo naturale mentre sto scrivendo un articolo di giornale, un poemetto, una lettera d’amore…

3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato?

Non solo aforisti in senso stretto, i miei modelli di scrittura breve: lirici greci, Aristotele, “Antologia Palatina”, Eraclito, Orazio, Giovenale, Marziale, Marco Aurelio, iscrizioni funerarie romane, Omar Khayyãm, Sun-Tzu, Michel De Montaigne, François de La Rochefoucauld, Voltaire, Giacomo Casanova, Giacomo Leopardi, Arthur Schopenhauer, Emily Dickinson, Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde, Giovanni Papini, Martin Heidegger, Albert Einstein, Leo Longanesi, Ennio Flaiano, Giuseppe Prezzolini, Emil Cioran, Wislawa Szymborska, Tomas Tranströmer, etc…

4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?

Nell’antologia “The new Italian Aforists” del 2013, ho notato alcuni testi interessanti, scritti da: Paolo Bianchi, Piero Buscioni, Fabrizio Caramagna, Maura Del Serra, Fulvio Fiori, Arturo Montieri, Alessandra Paganardi, Mauro Parrini. Oltre, naturalmente, a quelli firmati da Maria Luisa Spaziani.

5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?

Il pensiero è passato di moda.

6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?

Un festival dell’aforisma e concorsi a premi nelle scuole. Prima i ragazzi dovrebbero però formarsi una vasta cultura classica, coltivando letture selezionate. La vita è troppo breve per sprecarla dietro a libri mediocri.

7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?

Si, certo.

8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?

La rete non è che un mezzo. In quanto tale, non ha il potere di stravolgere il messaggio veicolato. E può senza dubbio contribuire alla diffusione di un buon aforisma. Dubito tuttavia che il grande pubblico possieda gli strumenti per cogliere un messaggio ad alto contenuto intellettuale e culturale.

9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?

Modellare un pensiero aiuta a definirne la sostanza. Un risultato luminoso è appagante per sé e, si spera, stimolante per il lettore.

10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?

Ecco la ricetta per cucinare un buon aforisma… Mescolate un pensiero originale – meglio se rivoluzionario – al lievito della cultura. Aggiungete una noce di sensibilità, un rametto di sofferenza, e ironia quanto basta. Eliminate le foglie superflue e condite con un cucchiaio di ottima padronanza della lingua. Conservate a lungo in frigorifero e, prima di servire, controllate che il composto non abbia perso consistenza.

11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?

Nel caso specifico non mi trovo d’accordo con la tesi espressa dalla grande poetessa Maria Luisa Spaziani.

12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?

Più d’una, per la verità… Cioè gli ultimi due testi pubblicati da “La Vita Felice”: “La figlia di Ar – Appunti interiori”; “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente”. E poi “Strano virus il, pensiero”, una raccolta di pensieri, a metà strada fra aforismi e immagini poetiche, ancora inedita.

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Bibliografia

Lidia Sella, giornalista, scrittrice e poetessa (www.lidiasella.it), nata a Milano, dove vive e lavora. Ha collaborato con alcuni quotidiani (L’Indipendente, Il Giornale, Libero, Rinascita, Affaritaliani.it) e diverse riviste (L’Europeo, Gente, Gioia, Lo Specchio, Il Corriere Medico, Spazio Casa, Donna Mamma, Grand Hotel, Viver Sani & Belli, etc.). Ha curato due libri per il gruppo Rizzoli: “Amore come” (Sonzogno, 1999, tiratura 25.000 copie) e “La Roulette dell’Amore” (Bur, 2000, tiratura 43.000 copie). Ha pubblicato con La Vita Felice due sillogi poetiche, con postfazione di Armando Torno, entrambe alla sesta edizione: “La figlia di Ar – Appunti interiori” (2011), finalista al Premio Internazionale di letteratura città di Como 2015; ed “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente”, edito nel 2012. Nel 2015, quest’ultima raccolta si è aggiudicata il terzo premio al “Concorso di Letteratura a carattere internazionale Città di Pontremoli” e una menzione d’onore al “Premio Letterario Internazionale Europa” di Lugano.Inoltre Lidia Sella è risultata terza classificata al Premio Letterario Il Carro delle Muse 2014 con il frammento “Un’avida occhiata allo specchio/per controllare se ancora esisti.”