1) Tra i molti generi letterari, cosa determina in te la predilezione per la “forma breve” e per l’aforisma in particolare?
Quando leggo, e quando scrivo, amo la sintesi, l’ironia, l’incisività del messaggio. L’aforisma è un diamante che si trova in diverse miniere. Affiora non solo in poesia e nel teatro, ma anche nella narrativa, e persino nella saggistica. Oltre che, naturalmente, in filosofia.
2) Quando è avvenuto il tuo primo incontro “fatale” con l’aforisma? E da cosa sei stato indotto a cimentarti in questo genere?
Già da adolescente, ero un lettore onnivoro ed esigente. Ma troppo tempo è passato da allora, ahimè, perché possa ricordarmi del mio primo incontro “fatale” con l’aforisma. Mi considero un aforista involontario. Assecondo il mio istinto di condensare emozioni e ragionamento. Talvolta i miei aforismi spuntano in modo naturale mentre sto scrivendo un articolo di giornale, un poemetto, una lettera d’amore…
3) Quali sono stati i grandi aforisti della letteratura classica che più ti sono congeniali e che ti hanno eventualmente ispirato?
Non solo aforisti in senso stretto, i miei modelli di scrittura breve: lirici greci, Aristotele, “Antologia Palatina”, Eraclito, Orazio, Giovenale, Marziale, Marco Aurelio, iscrizioni funerarie romane, Omar Khayyãm, Sun-Tzu, Michel De Montaigne, François de La Rochefoucauld, Voltaire, Giacomo Casanova, Giacomo Leopardi, Arthur Schopenhauer, Emily Dickinson, Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde, Giovanni Papini, Martin Heidegger, Albert Einstein, Leo Longanesi, Ennio Flaiano, Giuseppe Prezzolini, Emil Cioran, Wislawa Szymborska, Tomas Tranströmer, etc…
4) Ritieni che la letteratura aforistica contemporanea, in Italia, abbia dei rappresentanti in grado di raccogliere qualitativamente l’eredità dei nostri maestri del passato?
Nell’antologia “The new Italian Aforists” del 2013, ho notato alcuni testi interessanti, scritti da: Paolo Bianchi, Piero Buscioni, Fabrizio Caramagna, Maura Del Serra, Fulvio Fiori, Arturo Montieri, Alessandra Paganardi, Mauro Parrini. Oltre, naturalmente, a quelli firmati da Maria Luisa Spaziani.
5) A cosa ritieni sia dovuto il calo d’interesse verso l’aforisma, nei tempi recenti, da parte del mondo editoriale?
Il pensiero è passato di moda.
6) Esiste, a tuo avviso, una strada da percorrere perché l’aforisma torni a conquistare l’attenzione dei lettori, soprattutto quelli delle nuove generazioni? Quali azioni indicheresti?
Un festival dell’aforisma e concorsi a premi nelle scuole. Prima i ragazzi dovrebbero però formarsi una vasta cultura classica, coltivando letture selezionate. La vita è troppo breve per sprecarla dietro a libri mediocri.
7) A tuo avviso, l’aforisma può e deve distinguersi dalle varie forme di comunicazione “veloce” oggi tanto in voga come il tweet, lo slogan, la battuta, ecc…)?
Si, certo.
8) Ritieni che la Grande Rete possa aiutare la diffusione del buon aforisma o che, piuttosto, ne faciliti la degenerazione in forme superficiali e scorrette?
La rete non è che un mezzo. In quanto tale, non ha il potere di stravolgere il messaggio veicolato. E può senza dubbio contribuire alla diffusione di un buon aforisma. Dubito tuttavia che il grande pubblico possieda gli strumenti per cogliere un messaggio ad alto contenuto intellettuale e culturale.
9) Pensi che la tua esperienza personale, quale autore di aforismi, sia stata fonte di maturazione letteraria, intellettuale, umana? Altrimenti, può esserlo in qualche modo?
Modellare un pensiero aiuta a definirne la sostanza. Un risultato luminoso è appagante per sé e, si spera, stimolante per il lettore.
10) Quali ritieni siano le migliori doti che deve avere un autentico aforista, oltre alla propensione per la sintesi?
Ecco la ricetta per cucinare un buon aforisma… Mescolate un pensiero originale – meglio se rivoluzionario – al lievito della cultura. Aggiungete una noce di sensibilità, un rametto di sofferenza, e ironia quanto basta. Eliminate le foglie superflue e condite con un cucchiaio di ottima padronanza della lingua. Conservate a lungo in frigorifero e, prima di servire, controllate che il composto non abbia perso consistenza.
11) Ti senti contrariato se un aforisma di tuo conio viene pubblicato in contesti di pubblica lettura senza che sia citata la sua paternità? In sostanza: secondo te dovrebbe davvero, un aforisma, essere – come sostiene Maria Luisa Spaziani – “cosa volatile, spontanea, che nasce come un fiore e non esige alcuna sigla di origine”?
Nel caso specifico non mi trovo d’accordo con la tesi espressa dalla grande poetessa Maria Luisa Spaziani.
12) C’è una tua silloge, pubblicata o meno, alla quale ti senti più legato perché meglio ti rappresenta?
Più d’una, per la verità… Cioè gli ultimi due testi pubblicati da “La Vita Felice”: “La figlia di Ar – Appunti interiori”; “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente”. E poi “Strano virus il, pensiero”, una raccolta di pensieri, a metà strada fra aforismi e immagini poetiche, ancora inedita.
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Bibliografia
Lidia Sella, giornalista, scrittrice e poetessa (www.lidiasella.it), nata a Milano, dove vive e lavora. Ha collaborato con alcuni quotidiani (L’Indipendente, Il Giornale, Libero, Rinascita, Affaritaliani.it) e diverse riviste (L’Europeo, Gente, Gioia, Lo Specchio, Il Corriere Medico, Spazio Casa, Donna Mamma, Grand Hotel, Viver Sani & Belli, etc.). Ha curato due libri per il gruppo Rizzoli: “Amore come” (Sonzogno, 1999, tiratura 25.000 copie) e “La Roulette dell’Amore” (Bur, 2000, tiratura 43.000 copie). Ha pubblicato con La Vita Felice due sillogi poetiche, con postfazione di Armando Torno, entrambe alla sesta edizione: “La figlia di Ar – Appunti interiori” (2011), finalista al Premio Internazionale di letteratura città di Como 2015; ed “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente”, edito nel 2012. Nel 2015, quest’ultima raccolta si è aggiudicata il terzo premio al “Concorso di Letteratura a carattere internazionale Città di Pontremoli” e una menzione d’onore al “Premio Letterario Internazionale Europa” di Lugano.Inoltre Lidia Sella è risultata terza classificata al Premio Letterario Il Carro delle Muse 2014 con il frammento “Un’avida occhiata allo specchio/per controllare se ancora esisti.”